Praticare il bungee jumping, lanciarsi con un paracadute, tirare pugni nella box: sono sempre di più le donne che decidono di sperimentarsi nel campo degli sport estremi.
Secondo alcuni studi gli sport cosiddetti “estremi” maggiormente amati dalle donne sono: il kik boxing, il rafting, il parapendio e la box e il bungee jumping.
Ma quali sono le motivazioni che spingono le donne a scegliere queste attività sportive?
Le ragioni per cui le donne scelgono di sfidare il pericolo e di mettersi faccia a faccia con il lato più incontrollabile della natura, possono essere ricercate nel desiderio di sfidare i propri limiti, di provare forti emozioni e sensazioni, di rimettersi in contatto con il proprio corpo e di sentirsi abili nel saper gestire anche le situazioni più incerte.
Parlando di emozioni e del contatto con il proprio corpo, attività sportive di questo genere offrono la possibilità di “sentirsi vivi” provare sensazioni “a fior di pelle” che nella vita quotidiana o negli sport meno estremi è difficile provare.
La scarica di adrenalina che accompagna queste esperienze “al limite” è una sensazione che funziona un po’ da rottura con le scadenze e gli impegni di tutti i giorni, come essere riportati alla luce e potere così vedere le cose abituali in modo del tutto nuovo. In queste attività sportive spesso vengono meno i punti di riferimento canonici che solitamente ci danno sicurezza, come per esempio l’equilibrio (sia fisico che simbolico) o l’orientamento, e questo ricuce un contatto con le sensazioni più basiche che ci comunica il nostro corpo.
Da piccoli abbiamo provato frequentemente delle situazioni simili, basti pensare alle attività di dondolamento come l’altalena, allo scivolamento o ancora ai giochi che implicano un movimento rotatorio, come girare in cerchio e che stimolano ciò che viene definito il dinamic joy cioè il puro divertimento, cosa che difficilmente ci concediamo nella vita adulta.
Roger Caillois nel 1958 definisce questi tipi di giochi con il termine “ilinx” che significa vertigine ed è un elemento centrale nella pratica di alcuni sport estremi che fanno appunto provare questa sensazione di ebbrezza e perdita di riferimenti.
Inoltre a proposito di emozioni questi sport mettono inevitabilmente di fronte alla paura ed alla possibilità di esorcizzarla. Vincere dei timori e gestire la paura sono esperienze che le donne possono poi trasferire in altri ambiti della propria vita per sentirsi meno vulnerabili e più forti di fronte alle sfide.
La possibilità di superare i propri limiti, di gestire ansie e angosce anche grazie ad un periodo di allenamento preparatorio, passa un’implicita comunicazione interiore: “se lavoro su me stessa, posso farcela, anche nelle situazioni che mi sembrano insormontabili”.
Praticare più o meno costantemente questi sport può aumentare la sensazione di efficacia personale e di fiducia nelle proprie capacità, che aiuta le persone ad assumersi maggiormente dei rischi. Aspetto che se ben ponderato (cosa indispensabile negli sport estremi per valutare in modo corretto il pericolo) può supportare il cambiamento nella vita reale, elemento che porta sempre con sé evoluzione e crescita.
Infine aggiungerei che mai come in queste condizioni in cui ci portiamo oltre il limite la nostra parte più autentica ha la possibilità di esprimersi al meglio. Quando si è sospese con un paracadute o agganciate ad un gommone mentre si affronta una discesa in mezzo ad acqua e rocce, fingere diventa inutile, nascondersi poco funzionale, mentre ascoltarsi ed esprimersi risulta la strategia più adeguata. Quindi riprendendo una frase dal film What Woman Want (USA 2000) “niente trucchi, niente regole”, buttiamo giù le maschere e lanciamoci nel vuoto.

Caterina Laini
Psicologa psicoterapeuta e Psicoanalista di gruppo IIPG. Consulente presso l’ Ospedale Niguarda di Milano per la riabilitazione di pazienti psichiatrici, svolge attività di prevenzione e cura nell’ambito del gioco d’azzardo patologico.