“Gli abusi sessuali non avvengono mai a causa di ciò che una persona indossa; l’unica ragione per cui avvengono è perché una persona decide di aggredirne un’altra” (K. Cambareri)
Spesso quando una donna subisce uno stupro, una domanda risuona (tristemente) nell’aria: com’era vestita? La fotografa Katherine Cambareri ha deciso di rispondere a questa domanda, dimostrando che i vestiti indossati al momento dello stupro non hanno alcuna importanza! Per realizzare il suo progetto, la Cambareri ha contattato alcune vittime di stupro e ha chiesto loro di raccontare la propria storia. Alle studentesse universitarie che hanno risposto alla richiesta, ha poi chiesto di poter fotografare i vestiti che indossavano al momento dell’aggressione. Il risultato? Pantaloni della tuta, camicia a quadri, Converse bianche, jeans, t-shirt e molti altri indumenti “di uso quotidiano”.
La domanda “com’era vestita?” nasconde spesso un insensato pensiero e un pericoloso preconcetto: “se sei stata violentata è perché eri vestita in maniera provocante, quindi è colpa tua”. Molte persone infatti sono propense a pensare che le donne che subiscono violenze sessuali tendano a vestirsi in maniera particolarmente succinta o provocante. Ma spesso non è così, come dimostra questo progetto fotografico! E, anche se fosse, siamo convinti che il modo di vestire non dovrebbe in alcun modo essere usato come elemento per giustificare una tale violenza.